Storie dalla Corsia

di Elena Garufi in arte Dott.ssa Perchè

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(vai alla prima parte)

Seconda parte

Oggi ho parlato più del solito con i dottori. Una cosa che mi ha fatto riflettere è stata la risposta che spesso ci danno alle domande iniziali di routine (per sapere gli accorgimenti speciali per entrare nelle stanze), ci viene detto “Si lì potete entrare ma magari non serve, è molto piccolo” o “… è un ritardo molto grave…”.
Questo è un punto di vista anche di molte mamme dei bimbi; sono loro stesse che a volte, quando ci affacciamo nelle stanze, ci danno la stessa risposta.
Ma oggi, più delle altre volte, ho notato come queste sono parole di circostanza; la realtà, la nostra realtà, è un altra.
Oggi siamo entrate come sempre in tutte, tuttissime, le stanze, e ci siamo dedicate in maniera diversa alle varie situazioni. Quando ho trovato una nonna con un bimbo piccolo in braccio che sonnecchiava, prima di uscire la dott.ssa Perchè non si è trattenuta dal canzonare sottovoce la nonna, che quando ha realizzato lo scherzo si è molto divertita e ha ringraziato di cuore per quei sorrisi sinceri che sono riuscita a strappargli in un momento in cui non se l’aspettava.
Così come i genitori di M. che forse posteranno le foto che abbiamo fatto insieme.
Sono sempre stata felice della gioia dei bambini, oggi ho fatto più caso anche all’umore dei genitori o parenti che si ritrovano a vivere quella sofferenza. Fare partecipare le mamme, i papà, le nonne rientra nella nostra mission. È stato bello oggi averne riconosciuto la validità in modo così pieno e reale. Sono felice anche per questo.
Ho scritto prima che faccio parte del gruppo dei nuovi, questo è significativo. Il reparto dove lavoriamo (malattie infettive) non è di lunga degenza in genere, è difficile che incontriamo i bambini più volte, come capita in altri reparti.
Oggi invece ho ritrovato ben due bimbi che avevo già visto.
Una di loro, L., l’abbiamo incontrata a metà del nostro viaggio, avevamo ancora molte stanze da visitare, ma quando siamo andate via, appena uscita dalla stanza, mi è arrivata una mattonata nello stomaco “Forse dovevamo restare di più? ”.
Come gestire questo sentimento?
Alla fine del turno avevamo strafatto, eravamo molto oltre l’orario di fine, ma in bagno mentre stavamo per cambiarci la Dott.ssa Liquirizia mi chiede cosa mi turbava, io ero desolata per non aver dedicato più tempo a L., lei sarebbe rimasta molto più con noi, era chiaro. Liquirizia con tutta la sua dolcezza si rimette il camice e dice “Andiamo a salutarla, in effetti le abbiamo detto che andavamo sulle stelle, possiamo riportarle delle bolle di sapone da lì”, e così è stato: un saluto, le bolle delle stelle e una musica di sottofondo per salutarci ancora.
Anche questo è bello, quando si tratta di dare amore può scivolare anche il tempo.
In camerino e al momento dei saluti le dottoresse ci dicono al solito “Ci vediamo martedì prossimo!”
Questa volta mi si spezza il cuore ad essere proprio io a doverle dire “No, in realtà il progetto è finito, noi per il momento dobbiamo interrompere…” Ci restano male, lo sapevo, ma cosa potevo fare?
Ci guardiamo con reciproca comprensione negli occhi, io e loro ci siamo rimaste male allo stesso modo e per lo stesso motivo; perchè i bambini non ci vedranno, perchè è questo che conta. Subito aggiungo “Ma non vi preoccupate, ci stiamo impegnando tantissimo per trovare finanziamenti ed estendere il progetto, noi anche vogliamo venire qui….”, loro ringraziano, e in quel momento ho percepito tutta l’importanza che anche i medici ci danno. I dottori sono sempre felici, sorridenti quando ci vedono, ci trattano con gentilezza e riguardo (mentre noi li canzoniamo continuamente!), ma non avevo mai notato quanto ci tenessero, quanto erano tristi perchè non andavamo più. L’ho notato stamane, l’ultimo giorno….per adesso….

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