di Gianna Deidda
in arte Dottoressa Amelia
Forse per un’istintiva auto protezione tendo a dimenticare i singoli episodi del lavoro in ospedale. È come se il lavoro in ospedale appartenga a un’area protetta della mente: quando il turno finisce la porta della stanza della memoria si chiude silenziosamente sui visi e i sorrisi dei bambini e sulle loro storie insieme alla porta scorrevole dell’ospedale. È più facile che ricordi l’azione ben riuscita di un clown-partner, anche perché mi serve di lezione per un’altra volta, o che mi rimanga impressa quell’espressione inconfondibile, di concentrata dolcezza e poi di allegria trionfante, che assume il suo viso nell’istante in cui la gag, il gioco di prestigio, la battuta, sta per avere effetto, poco prima che il bambino cui è diretto il gioco passi dal pianto al riso, dall’indifferenza all’attenzione, dall’apatia a un gesto di risposta.
Ci sono naturalmente le eccezioni, in negativo, a causa di un episodio doloroso o di un fallimento, o in positivo, per qualche intervento particolarmente ben riuscito o che si è svolto in circostanze insolite.Oppure per qualche avvenimento che, anche senza una vera e propria performance artistica da parte nostra, assume un particolare significato, come questo che mi viene in mente.
Ero insieme al dottor Questo nell’atrio del Meyer, quella che chiamanola hall-serra, un grande spazio dove c’è il box informazioni e gli ambulatori. Il dottor Questo è un bel perticone, cioè un ragazzo piuttostoalto, sottile e lungo. Io camminavo appresso a lui a una certa distanza, forse perché sono più corta, e con i lunghi perdo il passo. Dall’altra parte dell’atrio, a una quindicina di metri di distanza, c’è una bambina piccola e bionda, avrà avuto quattro anni, che cammina nella nostra direzione. Come vede il dottor Questo si ferma di colpo, sorride, spalanca le braccia e comincia a correre verso di lui. Il dottor Questo è prontissimo: spalanca,pure lui,le braccia e comincia a correre, pure lui, verso di lei, così che la corsa finisce in un grande abbraccio fra i due, la bambina bionda piccina piccina e il dottor Questo lungo lungo col suo cappello giallo e il suo naso rosso. Io guardavo un po’ stupita la scena, pareva uno spot al rallentatore! E anche il dottor Questo era abbastanza stupefatto, perché con la bambina non si erano mai visti prima. Se l’avessero studiata per un video pubblicitario a favore di Soccorso Clown, non avrebbero potuto fare di meglio.