Archivi mensili: Dicembre 2013

All Smile

di Andrea Tamberi

in arte Dott. Smemo

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Ho saputo del corso All Smile quasi per caso, curiosando su internet. Ho fatto domanda perché ho conosciuto Soccorso Clown vedendoli lavorare al Meyer di Firenze e me ne sono innamorato. Il corso è stato piuttosto duro e difficile, dalle quattro alle sei ore ogni giorno per oltre due mesi, ma ciò che abbiamo appreso è qualcosa di straordinario. Non solo ci sono state date le basi di molte discipline: giocoleria, mimo,  magia, musica, pupazzi, arte drammatica, ma soprattutto l’arte di donarsi al prossimo.
Gli insegnanti ci hanno anche fornito dei “mezzi” utili non solo nel lavoro di clown ospedaliere ma per ogni circostanza in particolar modo per ciò che riguarda l’approcciarsi con le persone, capire con chi stiamo parlando e creare il giusto contatto.
Ogni giorno del corso imparavo nuove cose e ripensando a ciò che avevo visto fare dai ragazzi di Soccorso Clown comprendevo la loro grande abilità e capacità. L’armoniosità dei loro movimenti e la semplicità con cui svolgono i loro esercizi sono studiati nei minimi dettagli sia nel metodo di compierli, sia nell’obiettivo che vogliono raggiungere.  Questo è il frutto di un duro lavoro e si chiama professionalità.
Al termine della fase ti teoria e pratica abbiamo avuto qualche mese di pausa e dopo abbiamo iniziato il tirocinio in due RSA di Pontedera con gli anziani.
Anche questa fase del corso è stata piuttosto difficile e impegnativa, ma è stato bellissimo. Avevo lavorato solo con i bambini prima del corso e non pensavo di ricevere così tanto lavorando con gli anziani. I loro sorrisi e i loro sguardi mi hanno riempito il cuore. Ogni giorno che passava notavamo moltissimi cambiamenti negli utenti delle RSA. Abbiamo visto l’attenzione ai nostri lazzi e alle nostre battute aumentare notevolmente fino a controbatterci. Ci sono state due situazioni che mi hanno confermato quanto sia importante questa figura professionale: un giorno Yury ha chiesto all’assistente se c’erano pazienti in camera, lei ha risposto:”Sì ma loro non rispondono agli stimoli”. Siamo entrati nella stanza e con la musica e i colori piano piano la signora si è voltata verso di noi e ci ha guardato, con grande stupore del personale. Inoltre l’ultimo giorno un’altra signora che non ha mai aperto bocca nemmeno per dire il suo nome, ballando con me ha iniziato a cantare. Quelle parole che uscivano dalle sue labbra erano per me una musica bellissima perché era il successo del nostro intervento.
Concludo dicendo che ciò che mi aspettavo dal corso è stato ampliamente superato, questo grazie soprattutto alle persone che ci hanno insegnato perché hanno fatto i docenti con la stessa passione che mettono in corsia sempre pronti a donarsi agli altri.

Grazie

Aiuta il Dott. Smemo a raggiungere il suo personale traguardo! 

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Questo articolo è stato pubblicato in News il 15/05/2024 da .

Sorrisi in allegria

di Alice Politano

Volontaria della Misericordia di Prato

Il volontariato ha il volto del sorriso e dell’allegria, soprattutto se si tratta di bambini. Non a caso il corso di formazione e aggiornamento per aspiranti volontari per la Ludoteca pediatrica dell’ospedale di Prato si chiama “Allegramente”. Il corso, iniziato il 7 marzo scorso nella sede centrale della Misericordia pratese in via Galcianese, è stato curato dalla sezione femminile dell’Arciconfraternita e si è concluso la scorsa settimana. Per i partecipanti, tra cui un nutrito gruppo di giovani della Misericordia di Iolo, sono stati due mesi intensi di lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche, oltre che di conoscenza di se stessi. Accanto all’aspetto ludico infatti è stato approfondito anche quello psicologico. Il tutto grazie all’aiuto degli esperti operatori del Soccorso Clown, che già da anni sono impegnati in diverse esperienze all’interno di questo “mondo”. Nei vari incontri numerose le cose apprese. Innanzitutto l’importanza dell’approccio, la relazione che si instaura da subito con il bambino e che deve farlo sentire a proprio agio. Nell’ambito dei giochi, con la “magia” del clown anche quelli più scontati e conosciuti possono diventare originali e preziosi. Per esempio: imparare i nomi tutti insieme in cerchio attraverso il lancio di una pallina oppure il telefono senza fili facendo finta di avere tra le mani degli oggetti immaginari. Un paio di lezioni sono state dedicate alla narrazione delle favole, che potrebbe sembrare facile e scontata, ma che necessita invece di alcuni trucchi per un’ottima riuscita agli occhi dei bambini: parlare lentamente, diversificare i registri e la voce. Di primaria importanza si sono rivelati anche gli incontri dove si è trattato il movimento; tramite esercizi di mimo, allestendo quadri animati o anche semplicemente camminando. «Quelle sul movimento sono le lezioni che ho apprezzato di più – commenta una delle partecipanti – perché sembravano cose banali e invece ho scoperto come sia forte l’attenzione verso l’altro». Un’intera mattinata è stata riservata a un laboratorio sulla costruzione di burattini. Armati di cartoncini colorati, forbici e colla, sono venuti fuori cani, sirene, scimmie, puffi e rane che poi, dietro le tende di un teatrino ambulante, si sono animati. Tutti coloro che hanno preso parte all’iniziativa sono rimasti entusiasti. L’allegria e la risata si sa, sono contagiose. Lezione dopo lezione abbiamo imparato a rapportarci con i bambini ed è stata davvero una bella esperienza. Tra i partecipanti c’erano anche insegnati di asilo per cui chissà, ciò che è stato imparato al corso potrà essere speso in futuro anche in altre realtà.

Questo articolo è stato pubblicato in News il 15/05/2024 da .

Storie dalla corsia

di Gianna Deidda
in arte Dott. Amelia

Guardo su facebook la faccia allegra di B. che mostra la lingua e si schiaccia il naso con un dito in una smorfia buffa. In un’altra foto sorride a tutti denti con sua madre o fa le boccacce abbracciata al fidanzatino. Ha compiuto 18 anni ad agosto, una mia parente di T. mi ha chiamata mentre ero in vacanza perché le facessi gli auguri a nome di tutti i dottori di Soccorso Clown.

L’ho conosciuta cinque anni fa nel reparto oncologia del Meyer. Quando siamo entrati nella sua stanza, io e il dottor Fresco, c’era un vassoio di paste sul letto, e intorno mamma, babbo, fratello, e qualche altro della famiglia. “Volete favorire?” “No, grazie, siamo in servizio, ma che festa è? “

Il dottor Fresco è più attento di me all’accento sardo: “Dottoressa, questi mi sa che sono suoi conterranei”

“Di dove siete?” “Di T.” “Il paese di mia nonna!”

Si mettono a ridere, pensano che sia una battuta del clown, invece è vero.

Metto da parte idealmente il naso da clown e faccio la seria.

“No, davvero, mia bisnonna faceva Cambedda, di cognome”

Cominciamo la solita indagine sull’albero genealogico familiare che segue tutte le presentazioni fra sardi: “ Ma Cambedda, quali? A T. ci sono due famiglie Cambedda: Cambedda i pastori o Cambedda i commercianti? “ Dopo un elenco di nomi di parenti (che non conosco personalmente) concludiamo che sono i Cambedda pastori.

Loro sono qui da qualche mese, il padre fa la spola fra Firenze e T., cercando di conciliare lavoro e famiglia, la mamma è fissa qui, ospite, insieme ad altri genitori di bambini lungodegenti, in una casa di accoglienza messa a disposizione dall’ospedale.

Li invito a un mio spettacolo che c’è proprio in quei giorni: “ Combinazione, è proprio su un’intervista fatta negli anni ’70 a una donna di T., Maria P., la conoscevate? “ Si ricomincia: a T. c’erano due Maria P., quale delle due?

Dopo un’altra breve indagine arriviamo a una conclusione, e qualche giorno appresso tutta la famiglia è allo spettacolo, anche B., avvolta in sciarpe di lana e cappuccio, perché è inverno e si sono pure persi nella nebbia prima di trovare il teatro.

Quando vado a T. con il mio spettacolo, è estate. C’è la festa del patrono, San Giacomo, ma non è solo per questo che il paese è tutto impavesato di bandierine colorate. Le strade sono attraversate da striscioni con la scritta: W B! Bentornata B.! ripetuta anche sull’asfalto. B. è tornata da Firenze qualche giorno prima, a bordo del taxi Milano 25 di Caterina Bellandi, come mi raccontano compiaciuti e un po’ stupiti i compaesani, che l’hanno accolta trionfalmente insieme alla sua strana accompagnatrice.

Nel giorno della festa vedo B., in un gruppetto di ragazzine: con le guance rosse dall’eccitazione, un fazzolettino intorno alla testa, va a preparare i culurgiones per la gara che contrappone i quattro quartieri storici del paese e poi li riunisce tutti nella mangiata finale. Mi saluta, sorride e scappa via.

Guardo le sue foto su facebook, l’allegria che sembra incontenibile, le sue smorfie da clown, i suoi bei capelli castani, i denti che brillano in un sorriso sfrontato.

Clown in corsia è anche questo.

Gelateria UltimoKilometro

Da giugno ad ottobre una bellissima iniziativa di raccolta fondi: “UN CUORE DI GELATO”, organizzata presso la Gelateria Ultimo Kilometro di Borgo a Buggiano (PT).
Il titolare e amico Paolo Fornaciari, insieme a sua moglie Maddalena hanno deciso di creare questa iniziativa per aiutare Soccorso Clown Onlus nella sua missione.
Paolo e Maddalena hanno esposto un bellissimo modellino di carretto per i gelati realizzato con i bastoncini di legno dei ghiaccioli e il motto della raccolta fondi è stato: ” Il carretto di gelati dell’ULTIMO KILOMETRO si sta preparando per andare a far visita a tanti bambini in ospedale. Aiutaci a caricarlo di DOLCI SORRISI”. Così è stato e molti clienti e amici hanno aderito all’iniziativa. Quale miglior conclusione per ringraziare i partecipanti, la gelateria e i bambini che la frequentano di uno spettacolo Clown?
Infatti domenica 20 ottobre i nostri Dott. Oblò e Dott. Smemo hanno intrattenuto le tante persone intervenute. Un enorme grazie alla famiglia Fornaciari, da sempre vicina a queste iniziative di solidarietà, che ci ha aiutato a distribuire molti sorrisi in più ai bambini ricoverati.

Guarda tutte le foto…

Questo articolo è stato pubblicato in News il 15/05/2024 da .